Reggia di Caserta - Napoli


Il tour comprende pick up nel luogo concordato ( durata 7/8 ore )      Contact Me


                                Piazza Del Plebiscito



Piazza Plebiscito è senza dubbio la piazza più nota di Napoli, ma anche la più grande e la più rappresentativa. Eppure fino ai primi anni Novanta era ridotta ad un grande parcheggio, mentre l’area antistante il Palazzo Reale era una strada a più corsie. Il nome della piazza celebra il Plebiscito con cui il 21 ottobre 1860 l’Italia Meridionale, l’allora Regno delle due Sicilie, si univa al Piemonte dei Savoia. Prima di tale data, la piazza era denominata largo di Palazzo, perchè si estendeva proprio davanti al Palazzo Reale. La piazza è ben delineata nei suoi spazi da quattro costruzioni: la chiesa di San Francesco di Paola, il Palazzo Reale, ilPalazzo Salerno ed il Palazzo della Foresteria. Al centro della piazza sono collocate due statue equestri di Antonio Canova, raffiguranti Ferdinando I e Carlo III di Borbone.
L’area della piazza, una volta denominata largo di Santo Spirito ancora prima di assumere l’attuale disposizione, era sempre stata adibita a grosse celebrazioni, manifestazioni e feste popolari. Ancora oggi, riprendendo l’antica tradizione, Piazza del Plebiscito ospita le manifestazioni più importanti della città, come la celebrazione del Capodanno, la nuova festa di Piedigrotta, concorsi ippici internazionali, concerti, manifestazioni politiche e financo i festeggiamenti per i successi sportivi della squadra di calcio del Napoli.





Napoli Gallerria Umberto I





                          Reggia di Caserta 



La Reggia di Caserta é situata alle pendici delle colline casertane, nella fertile Terra di Lavoro, residenza, dopo quella di Napoli, della famiglia reale borbonica, consiste in un imponente edificio rettangolare, suddiviso all'interno in quattro cortili. Con i suoi gruppi statuari, le sue ampie scenografie di fontane e cascate e il prato all'inglese nella parte più elevata, il parco della Reggia è l'ultimo grandioso esempio di parco di concezione barocca.
Costruita per volere di Carlo III di Borbone,  (Carlo VII di Napoli) la direzione e la progettazione fu affidata all'architetto Luigi Vanvitelli. Il nuovo sovrano desiderava una residenza che potesse competere con le dimore delle dinastie europee, essa doveva essere in grado di rappresentare e trasmettere magnificenza e grandezza.

L'arduo compito venne dunque affidato all'architetto Luigi Vanvitelli che riuscì a progettare una struttura polifunzionale, e successivamente collocata all'interno di un più ampio progetto di riorganizzazione amministrativa dello Stato borbonico. La Reggia di Caserta, fu infatti utilizzata per diversi scopi: come residenza estiva, per organizzare feste e battute di caccia. Ferdinando II di Borbone la frequentò in maniera più assidua, utilizzandola come residenza. Durante l'epoca napoleonica, anche Gioacchino Murat, cognato di Bonaparte e Re di Napoli, decise di usare Caserta come residenza.
La posizione geografica alle pendici dei monti Tifatini, fu tuttavia anche una scelta strategica, la giusta distanza dalla capitale partenopea permetteva di risolvere il problema degli eventuali attacchi della marina inglese, poneva una giusta distanza dal popolo in caso tumulti. Tuttavia non possiamo non osservare come la distanza tra Caserta e Napoli, sia così simile a quella tra Versailles e Parigi.
Carlo III di Borbone considerò l'opportunità di costruire a Caserta una residenza reale tra il 1740 e il 1750, egli ambiva alla realizzazione di un progetto grandioso, e per questo era indispensabile un abile ed importante progettista, capace di portare avanti il piano di lavoro.
Furono presentante diverse soluzioni, tra le quali citiamo le proposte di Gioffredo, che vennero respinte. In particolare, i bozzetti dell'architetto napoletano presentano una vera e propria città-roccaforte, circondata da fortificazioni. Il progetto venne successivamente modificato riducendo l'estensione dell'edificio che tuttavia continuava a mantenere un aspetto di città fortificata.
Il progetto presentato invece dal Vanvitelli si dimostrava più adatto alle esigenze della corte borbonica, e soprattutto era meno dispendioso, anche se molti elementi della soluzione di Gioffredo furono poi ripresi dallo stesso Vanvitelli.




Reggia di Caserta

Caserta è notoriamente conosciuta come la "Versailles di Napoli" per il suo Palazzo Reale costruito da Carlo di Borbone nel XVIII secolo. Il Palazzo è considerato uno dei più sontuosi d'Italia con le sue 1.200 camere ricche di candelabri, affreschi, tappezzerie e storia. I meravigliosi giardini circondano la grande cascata di 75 metri che è visibile dal palazzo distante 3 km.
La Reggia di Caserta è situata a circa 30km a nord di Napoli. La visita guidata della Reggia, della durata di circa 3 ore che comprende gli appartamenti reali e il Parco. La visita può essere abbinata a Napoli e Caserta Vecchia.



                                              CASERTA VECCHIA 


Le origini di Casertavecchia sono ancora incerte, ma secondo alcune informazioni estrapolate da uno scritto del monaco benedettinoErchempertoHistoria Langobardorum Beneventanorum già nell'anno 861 d.C. esisteva un nucleo urbano denominato Casam Irtam (dal latino: "villaggio posto in alto").
Il borgo ha subito nel corso della storia varie dominazioni.
Originariamente appartenente ai Longobardi, Landolfo dei Longobardi di Capua alla morte del padre, il conte Landone, s'impossessa della città; ma lo zio, Pandone il Rapace riesce ad agguantarlo, dopo l’863 Casertavecchia fu occupata dal figlio del Rapace, Landolfo. Ma solo nell’879 con l’altro figlio del Rapace, Pandolfo, comincia la serie dei conti di Caserta.
A seguito delle incursioni saracene e alle devastazioni delle città della pianura, gli abitanti e il clero delle zone circostanti, in particolare quelli della scomparsa città di Calatia, trovarono in Casertavecchia, protetta dalle montagne, un rifugio sicuro.
In questo periodo la popolazione aumentò in modo così considerevole da determinare il trasferimento della sede vescovile dell'antica città diCalatia all'interno del borgo.
Nel 1062 ebbe inizio la dominazione normanna che portò il paese al massimo livello di splendore con la costruzione dell'attuale cattedrale, consacrata al culto di San Michele Arcangelo. Con alterne vicende il borgo passò sotto la dominazione sveva con Riccardo di Lauro(1232-1266), il quale accrebbe l'importanza del borgo anche da punto di vista politico.
Nel 1442 il borgo passò sotto la dominazione aragonese, iniziando così la sua lunga e progressiva decadenza: a Casertavecchia restarono solo il vescovo e il seminario.
Con l'avvento dei Borbone e la costruzione della Reggia, Caserta diventa il nuovo centro di ogni attività a scapito di Casertavecchia, alla quale, nel 1842, viene tolto il vescovado, anch'esso trasferito a Caserta.
Nel 1960 l'insediamento di Casertavecchia è stato inserito nella lista dei monumenti nazionali italiani[1]. Da allora il borgo ha conosciuto un progressivo ritorno di interesse, legato principalmente al turismo.

Napoli    

Pizzeria da noi consigliata : Antica pizzeria da Michele

  

 Nel 1870 la famiglia Condurro diede origine ad una lunga tradizione di maestri pizzaioli nel cuore del centro di Napoli.
Michele Condurro, figlio di Salvatore, perfezionò l’arte familiare imparando i segreti dai famosi maestri di Torre Annunziata, esperti nella lavorazione della pasta e della cottura della pizza.
Michele aprì la prima pizzeria nel 1906, laddove sorge la nuova palazzina dell’ospedale Ascalesi, la cui costruzione costrinse Michele a cambiare sede.
Nel 1930 infatti, la pizzeria fu spostata nell’attuale locale di Via Cesare Sersale, definito da molti esperti e giornalisti "il Tempio Sacro della Pizza”.
Da allora, cinque generazioni di maestri pizzaioli continuano l’attività del fondatore nel rispetto della tradizione e tenendo fede alle indicazioni di Michele, che volle la pizza napoletana solo nelle varietà "Marinara” e "Margherita” senza aggiunta di "Papocchie”, che ne alterano il gusto e la genuinità.
Il segreto di questo intramontabile successo, sta nell’utilizzo di ingredienti naturali e l’impiego dell’antico e collaudato metodo di lievitazione della pasta.


             LA STORIA DELLA PIZZA 

                    MARGHERITA

Anche la pizza Margherita, il piatto napoletano doc, che evoca la maschera di Pulcinella, le bellezze di Posillipo, Spaccanapoli, il pino solitario che fa da sentinella al Vesuvio, ha una storia interessante che vale la pena di conoscere e approfondire. Sapevate, ad esempio, ma sul serio che la pizza Margherita (quella alta, soffice, napoletana, fatta di pasta di pane, pomodoro, mozzarella, olio e basilico è nata sotto il segno dei gemelli e, più in dettaglio, festeggia il suo compleanno l’11 giugno di ogni anno? E’ nata, infatti, con il sole del Golfo di Napoli in fronte, nel 1889, quando un famoso pizzaiolo partenopeo che, neanche a farlo apposta, si chiamava Raffaele Esposito (il cognome Esposito, a Napoli, è di casa come Rossi in tutta Italia), offrì alla regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I, in visita nella città del Maschio Angioino, una pizza nuova, una specialità della casa, una novità tricolore, che festeggiasse, con gusto e a modo suo, le italiche gesta di Casa Savoia e l’unificazione dello Stivale, alla faccia dei Borboni, che erano stati cacciati dal Regno di Napoli poco tempo prima.
Una nuova pizza, dunque, vestita di bianco, rosso e verde, che soppiantava quelle allora tradizionali, antiche di Secoli (fin dal lontano 1600), pane quotidiano dei napoletani: la marinara, una semplice sfoglia di pasta di pane, ingolosita da un poco di formaggio grattato e da una spolverata di “cicinielli”, cioè di bianchetto, e la pizza mastunicola, indorata di strutto, formaggio e basilico. La nordica Regina, nata nelle brume piemontesi, preferì a tutti i piatti presentati dal pizzaiolo quella luna rotonda, colorata di bianco rosso e verde, con il cuore italiano e lo spirito patriottico dello Stivale di cui era Regina. Anche in fatto di pizza, l’unificazione d’Italia fece, insomma, una grande rivoluzione, mutando gusti e regole codificati da anni e anni di abitudini e tradizione. L’Esposito, infatti, insieme con la moglie, Maria Giovanna Brandi, si era dato un gran daffare in cucina e aveva preparato molti assaggi diversi per il palato regale di Sua Maestà. Tutto in onore dei nuovi regnanti che avevano soppiantato il potere borbonico.
Ma torniamo a Margherita, cioè alla Regina, bella, bionda, sposata a 17 anni con il cugino, una che Indro Montanelli, riteneva una “seria professionista del trono”. Margherita, dunque, mangiò di gusto la pizza tricolore e diede lustro a quel semplice cibo popolare delle plebi napoletane che doveva diventare, molti anni più tardi, quasi il simbolo dell’italianità nonché golosità prelibata, apprezzata a livello internazionale in questo mondo di sapori globalizzati. Ma bisognerà attendere per tutto questo la fine della Seconda guerra mondiale. E Margherita, la Regina Margherita, non lo seppe mai. Era morta da molto tempo, infatti, il 4 gennaio del 1826.





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